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Simbologia declinata al femminile

Sono pieghe temporali, tessuti di carne, lembi strappati da un ordinario che sottende ben altro e che straborda la nostra razionalità. Tutto ciò riecheggia nella pittura di Mario Farini, artista intento a scrutare questi mondi paralleli, simbolici e visionari.
Il tono delle sue opere è solenne, a partire dalla scelta dei colori che non strizzano l’occhio a tonalità rassicuranti, anzi, lasciano chiaramente intendere che c’è un ordine superiore, quello che tutto può e che nel non manifesto terreno possiamo chiamare destino e che è il potere di ciò che non possiamo mai spiegare, ma che succede e spesso ci sovrasta, lasciandoci sgomenti. La natura che crea e che ci determina è sempre presente ma ciò che i dipinti di Mario Farini ci restituiscono è la matrigna, sempre donna nel suo potere di mettere al mondo come di levarcene senza tanti complimenti.

Nella sua mitologia personale, il simbolo è ancora una volta declinato al femminile, non solo per il rappresentato ma anche per l’apparato, quello riproduttivo, che si fa uovo, fiore, posa o lembo ma è sempre lì, e si evidenzia la mancanza di un corrispettivo maschile – che quando sembra far capolino, è ancora una volta in sembianza femminea.

C’è la forza motrice, c’è il potere della creazione ma non c’è l’elemento esterno, accessorio, che si fa sentire per la sua assenza, in una visione cupa che trascende l’esistente per come lo intendiamo. C’è un regno sotteso, dove il sangue non è lo spargimento ma l’essenza della vita, l’impulso necessario che erompe e mantiene la catena della vita. Questi dipinti di Mario Farini sembrano contenere dei gironi, non infernali ma vitali, che raccontano la vita fuori dal visibile per entrare in una materia intellettuale che non concede linfa alla frivolezza, e non alla superficie delle cose come comune approdo del quotidiano sul quotidiano, quello che in un circolo senza fine, ci impedisce di andare a fondo del pensiero, per la comune paura di non uscirne indenni.

Vittorio Sgarbi

Una modalità espressiva inedita quella di Mario Farini, che diventa qui segno distintivo e interessante cifra stilistica, elaborando composizioni di taglio surreale, giocate su contrasti formali e basate su allusivi giochi linguistici, che dai titoli rimandano alla voluta incongruità del racconto visivo. La qualità del costrutto pittorico, che è sapiente ed essenziale, gioca su un taglio volutamente atonale; tuttavia, a un esame più approfondito, è possibile apprezzare il calibrato contrappunto fra i toni, il contrasto fra le luci e le ombre, la struttura scenografica del contesto visivo.

Gli eventi misteriosi, anche se plausibili, che si svolgono qui, sotto gli occhi dell’osservatore, rappresentano la poetica di un artista che, con un pessimismo venato di sottile ironia, sa esprimere le incertezze del nostro presente. Composizioni surreali e paradossali che ricordano Salvador Dalì, laddove l’immagine si pone non come rivelazione, ma come allusione di avvenimenti arcani.

Mario Farini è capace di conferire al quadro un’aura di mistero, benché se ne intuisca la verità poetica e la motivazione narrativa, vi si avverte anche il riflesso di uno stato d’animo inquieto e in cerca di risposte esistenziali, che matura nel momento in cui si applica, con tutta la sua forza creativa, in una ricerca tecnicamente molto elaborata, che esplora le potenzialità espressive del colore a olio per trasportarci in una dimensione che va oltre il reale, trascendendo perfino la più fervida immaginazione.

In un linguaggio soggettivo e visionario, il pittore enuncia domande e avvertimenti, destinati alla condivisione da parte di chi sa vedere al di là delle immagini. Sono lavori che consentono all’osservatore di confrontarsi con le immagini dei suoi stessi sogni, o quanto meno di ritrovarne l’eco, accogliendo le proposte dell’artista in una sorta di catarsi liberatoria di quanto si agita nelle profondità dell’inconscio.

Prof. Paolo Levi

Le opere di Mario Farini sono la trasposizione in chiave moderna di personaggi e scene legate a testi antichi o classici che ci colpiscono per il realismo della rappresentazione che evoca archetipi e personaggi biblici in un contesto di surrealtà. I suoi lavori dimostrano un approfondito studio dei soggetti, che si riflette nell’accuratezza del disegno, del chiaroscuro e nell’attenzione ai particolari. Una luce radente, quasi dorata, illumina i soggetti esaltandone l’espressività. Nel delineare la sua narrazione visiva, l’artista rivela una cultura compositiva tutt’altro che scontata frutto di un quotidiano studio e ricerca che guarda al passato ma proietta la sua arte nel contemporaneo narrando temi e soggetti sempre attuali perché portatori dei più alti valori e di virtù condivise.

Marco Rebuzzi

L’artista Mario Farini con queste opere dalle simbologie arcane, parla un linguaggio chiaramente surrealista. Il suo inconscio diviene padrone assoluto del messaggio che intende trasmettere e attraverso il quale desidera comunicare tutto il suo potenziale creativo. La sua creatività si muove in direzione dei sogni e delle pulsioni più recondite dell’animo umano, ma sono evidenti in questi lavori la ricerca di un senso alla nostra vita e l’interrogativo sui grandi quesiti dell’umanità. L’artista mostra una coscienza indagatrice, che si esplica in analisi espressive fuori del comune, di forte consistenza simbolica. Il disegno, limpido, esatto, non è mai emulazione della realtà, piuttosto lo eleva a sogno. Si avverte una sorta di quiete, di assenza, tutte caratteristiche legate alla scuola del surrealismo. L’inconscio è padrone assoluto del messaggio che l’artista ci vuole dare e attraverso il quale comunica tutto il repertorio delle sue emozioni. Immaginifiche storie e personaggi fantasiosi si avvicendano sulla tela perdendo la loro appartenenza al mondo reale, proiettati in un’atmosfera surreale che trasforma, attraverso il linguaggio visivo, il mondo fenomenico in universo dei sogni.

Sandro Serradifalco

Mario Farini conduce l’osservatore verso una dimensione onirica dal grande fascino percettivo. La sua è una pittura meditata, valorizzata da una notevole capacità tecnica. Fortemente intrisa da simbolici richiami, la narrazione dell’artista risulta complessa ed elegante. Il tratto è leggero, ben orchestrato, anche l’equilibrio tonale risulta permeato da tinte ben accostate.

Con una sapiente calibratura della tensione tra i momenti di stasi del colore e le spinte dinamiche del segno, l’artista dà vita a una lettura liricamente sospesa del reale. Colori e segni producono fermenti e variazioni ritmiche che, intrecciandosi, descrivono l’inedito connubio tra pittura e sogno che abita il lavoro dell’artista. In questi dipinti lo sguardo è catturato in atmosfere surreali, che tuttavia invitano a riflettere sul senso del vivere, e sulla fragile caducità di tutte le cose.

Sandro Serradifalco

La chiave surrealistica

Mario Farini è padrone di un suo sistema perfetto per trascrivere il mondo in una chiave surrealistica e accattivante, capace di affrontare ogni argomento e di filtrarlo dentro una macchina onirica.

Le virtù che un tempo contraddistinguevano la manualità divengono oggi, nel suo lavoro, concepite come uno strumento per rielaborare la realtà.

Farini usa le forme, il disegno e le sagome allo stesso modo in cui Italo Calvino usava il linguaggio: per generare un alto artificio.

Queste silhouettes sono parte di un esperimento più grande volto a trasformare l’istinto in sogno; tutto è concepito come inconscio nel mondo di Farini, e l’espediente ci indica la misura simbolica degli elementi che mette in gioco.

L’esecuzione minuziosa, il tocco passionale e il completamento della fantasia stuzzicano il pubblico a entrare nel suo stesso sogno e a proiettarsi in un’altra dimensione.

A partire da questo incanto, le superfici assumono una funzione quasi magica e si fanno scenario di luci e ombre, misteri e verità incastonati alla perfezione tra i tratti del suo disegno.

Luca Beatrice

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